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DONAT CONENNA
Marzo 2005
Jeannette Rütsche, Zurigo 1961, è in arte Sperya, operatrice nata da padre tedesco e madre toscana. Cioè da una esplosione di fantasia e razionalità. Chè tale è in sintesi il prodotto finale firmato Sperya. Nei suoi trascorsi vi è un rapporto pressocchè scientifico con i segni, i colori e l'immagine, in una condicio d'indipendenza da scuole, movimenti e filosofie. Viaggia lungo meridiani e paralleli, Svizzera, Austria, G.B. e poi Senegal, il deserto del Sahara, alla ricerca di spiritualità, le Americhe da Nord a Sud, i Caraibi, Canada, l'Atlantico del Nord. Jeannette/Sperya sa che niuno ci porta lontano da noi.
Nel 1998 approda a Milano, dove respira arte e scienza (matematica, psicologia). Scrive e fotografa. Inizia gli studi sui frattali cioè la geometria frazionaria, concetto avanzato dal matematico francese B. Mandelbrot. Si dedica anima e mente allo studio e alla estensione su superficie delle teorie sui fenomeni naturali complessi, cioè non riconducibili al punto e alla linea. Con l'avvento dell'informatica si aprono nuovi scenari alla sincronia tra colore e frattale, cioè tra infinitesimale variabilità cromatica e progressivo troncamento (fractus) delle forme. Qui s'incentra il lavoro della ricercatrice Sperya, esponente di una nuova filosofia del comprendere la realtà, oltre la realtà. Come definire questa disciplina? Neo-optical, informatic-art, videopittura, macroscope, visual-art, arte digitale? Certo, il problema filologico aperto non facilita la digestione dei dati economici. La logica dell'economia, in arte è la stessa del movimento delle nuvole. Un frattale. La diffusione delle opere segue le tracce espositive, tutte di segno colto. Cadenza creativa continua e vieppiù concludente, considerando la diffidenza che l'arte-pensiero (più dell'arte manufatta) incontra tra i più.
Donat Conenna
(critico d'arte - pubblicato su "Re di Quadri", edizione aggiornata al 19.03.2005, Mediapolis Ed. Arona)