Carl Gustav Jung - L'arte frattale di Jeannette Rütsche - Sperya

Jeannette Rütsche - Sperya
The fractal self-development of Jeannette Rütsche - Sperya


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Carl Gustav Jung

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Carl Gustav Jung



Psicologo analista e psichiatra svizzero (Kesswil 1875-Küsnacht 1961). Fondò la psicologia analitica o psicologia del profondo, separandosi da Freud dopo un primo periodo di fertile collaborazione.



PERCHE' ALL'EUROPEO RIESCE DIFFICILE CAPIRE L'ORIENTE
Estratto da
Jung C.G.. Studi sull'alchimia. Torino: Bollati Boringhieri editore
(1988, 1997)



(pagg. 19-21)
..... la cosiddetta comprensione scientifica è il manto con cui l'Occidente vela a se stesso il proprio cuore. .....

..... La scienza è uno strumento senza dubbio imperfetto, ma di valore inestimabile e superiore; provoca danni solo quando pretende di essere fine a se stessa. La scienza deve serivire, e sbaglia quando vuole usurpare un trono. Anzi ciascuna scienza deve servire le altre discipline ad essere coordinate in quanto ognuna abbisogna, proprio per la sua insufficienza, dell'appoggio di tutte le altre. La scienza è lo strumento dello spirito occidentale, e con essa si possono aprire più porte che con le sole mani. Essa appartiene al nostro modo di intendere, e ottenebra la nostra conoscenza solo quando attribuisce valore assoluto al tipo di comprensione suo proprio. L'Oriente ci apre invece una via diversa di comprensione, più ampia, più profonda ed elevata: la comprensione attraverso la vita. .....

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Un antico adepto diceva:"Se l'uomo sbagliato si serve di mezzi giusti, allora il mezzo giusto agisce in modo sbagliato". Questa massima cinese, disgraziatamente sin troppo vera, sta nel più stridente contrasto con la nostra cieca fiducia nel "giusto metodo" a prescindere da chi lo applica. In realtà, in queste cose tutto dipende dall'uomo e poco o nulla dal metodo. Il metodo traccia solo la via e la direzione, mentre i modi del comportamento sono poi espressione fedele della propria natura. Quando questo non si verifica, il metodo si riduce allora a una mera affettazione, a una nozione superflua e artificiale, priva di radici e insulsa, che serve al fine illegittimo di mascherarsi. Diventa un mezzo per ingannare se stessi e per sfuggire alla legge forse spietata della propria natura. Tutto ciò ha poco o nulla a che fare con la genuità e intima coerenza del pensiero cinese; al contrario è un tradir se stessi per dèi stranieri e impuri, un pavido artificio per usurpare una superiorità spirituale, insomma una rinuncia alla propria natura che contrasta profondamente con il senso del "metodo" cinese. Tali conoscenze, infatti, hanno origine da una forma di vita, la più compiuta, autentica e coerente, cioè da quella arcaica vita culturale cinese che si è sviluppata in relazione logica e indissolubile con gli istinti più profondi. .....

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LA PSICOLOGIA MODERNA FORNISCE UNA POSSIBILITA' DI COMPRENSIONE
Estratto da

Jung C.G.. Studi sull'alchimia. Torino: Bollati Boringhieri editore (1988, 1997)



(pagg. 23-30)
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..... come il corpo umano presenta, al di là di ogni differenza razziale, un'anatomia comune, anche la psiche possiede, al di là delle differenze di cultura e di coscienza, un sostrato comune da me definito inconscio collettivo. Questa psiche inconscia che è comune a tutta l'umanità, non consiste tanto in contenuti atti a divenir consci, quanto in disposizioni latenti a certe reazioni identiche. L'inconscio collettivo è semplicemente l'espressione psichica dell'identità della struttura cerebrale al di là di ogni differenza di razza. Questo spiega l'analogia e addirittura l'identità dei motivi mitici e dei simboli, e in genere la possibilità d'intesa tra gli uomini. Le diverse linee di sviluppo psichico partono da un ceppo comune, le cui radici affondano in ogni passato. In ciò si fonda perfino il parallelismo psichico con l'animale.

..... Una coscienza, più elevata e dilatata, che deriva dall'assimilazione di ciò che era estraneo, tende all'autonomia, alla ribellione contro i vecchi dèi, che altro non sono che le potenti immagini archetipiche inconsce che fino ad allora avevano tenuto la coscienza in stato di soggezione.

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..... molto spesso ho visto quanto facilmente alcuni individui superavano un problema nel quale altri fallivano completamente. Questo "superamento", come lo chiamai in passato, risultava -come mi rivelò la mia esperienza successiva- da un innalzamento del livello della coscienza. Quando cioè nell'orizzonte del paziente compariva un qualsiasi interesse più elevato e più ampio, il problema insolubile perdeva tutta la sua urgenza grazie a questo ampliamento delle sue vedute. Non veniva dunque risolto in modo logico, per se stesso, ma sbiadiva di fronte a un nuovo e più forte orientamento dell'esistenza. Non veniva rimosso e reso inconscio, ma appariva semplicemente sotto un'altra luce, e diventava così realmente diverso. Ciò che a un livello inferiore avrebbe dato adito ai conflitti più selvaggi e a paurose tempeste affettive, appariva ora, considerato dal livello più elevato della personalità, come un temporale nella valle visto dall'alto della cima di un monte. Con ciò non si toglie alla bufera nulla della sua realtà, ma non le si sta più dentro, bensì al di sopra. Dato però che noi siamo, in senso psichico, allo stesso tempo e valle e monte, sembra inverosimile che ci si possa proiettare oltre l'umano. E' vero che, quando proviamo un affetto, ne siamo sconvolti e tormentati, ma nello stesso tempo è anche presente, in modo percettibile, una più alta consapevolezza, che ci impedisce di identificarci con quello stato affettivo, una consapevolezza che considera quell'affetto come oggetto, e che può dire: "Io so di soffrire." .....

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..... Ogni bene ha un prezzo, e lo sviluppo della personalità è tra le cose più preziose. Si tratta di dire di sì a se stessi, di porsi dinanzi a se stessi come il compito più grave, di essere sempre consapevoli di ogni azione, e di tenere tutto ciò sempre ben davanti agli occhi in tutti i suoi aspetti problematici: davvero un compito che richiede un impegno totale.

..... L'accedere a una coscienza superiore ci priva di ogni copertura alle spalle e di ogni sicurezza. L'individuo deve impegnarsi totalmente, poichè solo in virtù della sua integrità può procedere oltre, e solo la sua integrità può essergli garanzia che la sua via non si tramuti in un'assurda avventura.

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IL MOVIMENTO CIRCOLARE E IL CENTRO
Estratto da

Jung C.G.. Studi sull'alchimia. Torino: Bollati Boringhieri editore (1988, 1997)



(pagg. 34-35)
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L'inizio in cui tutto è ancora Uno, e che perciò appare anche come la meta più alta, riposa sul fondo del mare, nell'oscurità dell'inconscio. .....

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..... la vita ....., se vissuta con totale abbandono, dà un presentimento del , del proprio essere individuale. .....

..... Le pratiche magiche, infatti, altro non sono che proiezioni di avvenimenti psichici, le quali esercitano una controinfluenza sulla psiche, agendo come una specie di incantesimo sulla propria personalità. Si tratta, in altri termini, di ricondurre, con l'appoggio e la mediazione di un'azione esteriore, la propria attenzione, o meglio partecipazione, a un recinto sacro interiore, che è origine e meta dell'anima, e contiene quell'unità di coscienza e vita, un tempo posseduta, quindi perduta, e che occorre ora ritrovare.

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IL DISSOLVIMENTO DELLA COSCIENZA
Estratto da

Jung C.G.. Studi sull'alchimia. Torino: Bollati Boringhieri editore (1988, 1997)



(pagg. 46-48)
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"Follia" significa essere ossessionati da un contenuto inconscio, che in quanto tale non viene assimilato nella coscienza, la quale, finchè nega l'esistenza di tali contenuti, non può neppure assimilarli. .....

..... Ciò che noi abbiamo superato sono però soltanto i fantasmi delle parole, non i fatti psichici che furono responsabili della nascita delle divinità. Siamo ancora così posseduti dai nostri contenuti psichici autonomi come se essi fossero divinità. Ora li chiamiamo fobie, coazioni e così via, in una parola, sintomi nevrotici. Le divinità sono diventate malattie ..... Non è del tutto indifferente qualificare qualcosa come una "mania" oppure invece come un "dio". Servire una mania è riprovevole e indegno, mentre servire un dio è molto più significativo e al tempo stesso ricco di prospettive, perchè è un atto di sottomissione a un essere superiore, invisibile e spirituale. La personificazione ci mette in grado di scorgere la realtà relativa di quel sistema parziale autonomo, e non solo rende possibile l'assimilazione, ma anche il depotenziamento delle forze inconsce. Quando invece la divinità non viene riconosciuta, si sviluppa un eccesso di egoismo, che degenera nella malattia.

..... il velo di Maya non può essere sollevato da una semplice risoluzione razionale, ma occorre una preparazione più profonda e duratura, che consiste nel saldare coscienziosamente tutti i debiti verso la vita. Finchè infatti sussisterà ancora quell'attaccamento incondizionato dovuto alla cupiditas, il velo non sarà sollevato, nè si potranno raggiungere le altezze della coscienza libera da contenuti e da illusioni. Nessun gioco di prestigio e nessun inganno può produrre questo incantesimo. .....


IL DISTACCO DELLA COSCIENZA DALL'OGGETTO
Estratto da

Jung C.G.. Studi sull'alchimia. Torino: Bollati Boringhieri editore (1988, 1997)



(pagg. 54)
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..... Se la differenza tra soggetto e oggetto non diviene consapevole, prevale allora un'identità inconscia. L'inconscio viene poi proiettato nell'oggetto e l'oggetto introiettato nel soggetto, e cioè "psicologizzato". Ed ecco che animali e piante si comportano come uomini, gli uomini sono allo stesso tempo animali, e tutto è animato da spiriti e divinità. L'uomo civilizzato si crede naturalmente mille miglia superiore a queste cose. Spesso invece egli si identifica per tutta la vita con i suoi genitori o con i suoi affetti e pregiudizi e accusa senza ritegno gli altri di ciò che non vuole riconoscere in se stesso. Anch'egli dispone infatti di un residuo dell'inconsapevolezza originaria, cioè dell'indiscriminazione tra soggetto e oggetto. Grazie a questa inconsapevolezza egli subisce l'influenza magica di un'infinità di uomini, cose e circostanze, è cioè influenzato incondizionatamente; poichè è posseduto da contenuti disturbanti quasi quanto il primitivo, necessita di altrettanti incantesimi apotropaici. Non si serve più di talismani, amuleti e sacrifici animali ma di tranquillanti, nevrosi, razionalismo, culto della volontà e così via.

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CONCLUSIONE
Estratto da

Jung C.G.. Studi sull'alchimia. Torino: Bollati Boringhieri editore (1988, 1997)



(pagg. 64)
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La coscienza occidentale non è affatto l'unico tipo di coscienza possibile; è invece condizionata storicamente e geograficamente limitata ed è rappresentativa di una parte soltanto dell'umanità. L'ampliamento della nostra coscienza non deve andare a scapito di altri tipi di coscienza, ma effettuarsi attraverso lo sviluppo di quegli elementi della nostra psiche che sono analoghi alle proprietà di quella a noi estranea, così come l'Oriente non può fare a meno della nostra tecnica, scienza e industria.

L'invasione europea in Oriente è stato un atto di violenza di vaste proporzioni e ci ha lasciato -noblesse oblige- l'obbligo di comprendere lo spirito dell'Oriente. Cosa questa che ci è forse più necessaria di quanto al presente non possiamo immaginare.


Immagini pubblicate in questo sito © Jeannette Rütsche - Sperya, Milano
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