Lucio Anneo Seneca - L'arte frattale di Jeannette Rütsche - Sperya

Jeannette Rütsche - Sperya
The fractal self-development of Jeannette Rütsche - Sperya


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Lucio Anneo Seneca

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Lucio Anneo Seneca



(Cordova, 4 a.C. - Roma, 65 d.C.) E' stato un filosofo, politico e drammaturgo latino.

SIAMO TUTTI IN CATENE
Estratto da
Seneca (a cura di Silvio Raffo). La serenità. Milano: Arnoldo Mondadori Editore (2006)



(pagg. 44-45)
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..... Ogni genere di vita è una sorta di schiavitù. Per questo conviene accettare la propria condizione, qualsiasi essa sia, lamentarsene il meno possibile, e valorizzare al massimo ogni suo lato positivo: non c'è situazione tanto spiacevole in cui un animo equilibrato non riesca a trovare un qualche motivo di conforto. .....
.....
..... non cadiamo nell'errore di invidiare chi ha raggiunto posizioni più alte della nostra: i luoghi che sembrano elevati sono sempre scoscesi, e quindi pericolosi.
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VIVE MALE CHI NON SA MORIR BENE
Estratto da
Seneca (a cura di Silvio Raffo). La serenità. Milano: Arnoldo Mondadori Editore (2006)



(pagg. 46-47)
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Vive male chi non sa morire bene.
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..... spesso può essere causa di morte la paura di morire.
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Chi ha paura della morte non vive da uomo vivo; chi invece la vede come un traguardo naturale riservatogli fin dal momento della nascita, vive secondo le regole di natura e in virtù della sua forza d'animo non sarà mai colto di sorpresa nè disarmato da alcuna esperienza. .....
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L'AUTENTICITA' DEL VERO IO
Estratto da
Seneca (a cura di Silvio Raffo). La serenità. Milano: Arnoldo Mondadori Editore (2006)



(pagg. 51-52)
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E' importante sapersi ritirare in se stessi: un eccessivo contatto con gli altri, spesso così dissimili da noi, disturba il nostro ordine interiore, riaccende passioni assopite, inasprisce tutto ciò che nell'animo vi è di debole o di non ancora perfettamente guarito. Vanno opportunamente alternate le due dimensioni della solitudine e della socialità; la prima ci farà provare nostalgia dei nostri simili, l'altra di noi stessi; in questo modo, l'una sarà proficuo rimedio dell'altra. La solitudine guarirà l'avversione alla folla, la folla cancellerà il tedio della solitudine.
.....
All'animo va concesso un certo margine di svago: una volta riposato, si riprenderà migliore e più forte.
Proprio come è improduttivo forzare i campi fertili, giacchè una fecondità senza interruzione li danneggerebbe, così l'assidua tensione ottunde gli slanci dell'intelletto: una fatica senza sosta sfinisce lo spirito, o lo rende pericolosamente languido; se invece lo si lascia a tratti libero e tranquillo, riacquisterà il vigore che gli è necessario per una obiettiva visione della realtà.
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LA VITA FELICE: DIFFICILE TRAGUARDO
Estratto da
Seneca (a cura di Silvio Raffo). La serenità. Milano: Arnoldo Mondadori Editore (2006)



(pagg. 56-57)

..... Non c'è errore più grave e più carico di conseguenze disastrose del regolarsi secondo il parere della maggioranza, e considerare ottimo ciò che è approvato dai più, attenendosi sempre agli esempi altrui e compiendo le proprie scelte esistenziali non secondo ragione ma per puro conformismo. ..... nessuno sbaglia danneggiando solo se stesso, perchè nel suo errore trascina sempre qualcun altro; è pericoloso appoggiarsi a chi ci sta davanti; purtroppo quasi tutti preferiscono affidarsi al giudizio altrui piuttosto che usare la propria testa: in molte occasioni della vita si crede in qualcosa a occhi chiusi anzichè giudicare a ragion veduta; così l'errore, passando dall'uno all'altro, ci fa cadere, anzi, precipitare. Sono gli errori altrui a rovinarci: guariremo solo se ci terremo lontani dalla folla. .....

IL SAPIENTE E IL DENARO. NESSUN OBBLIGO DI POVERTA'.
Estratto da
Seneca (a cura di Silvio Raffo). La serenità. Milano: Arnoldo Mondadori Editore (2006)



(pagg. 63-65)

..... Il filosofo dunque non disdegni l'eventuale prodigalità della sorte nei suoi confronti: di un patrimonio acquisito in modi retti e decorosi non dovrà nè vantarsi nè vergognarsi. ..... Il sapiente non deve permettere che neppure un soldo di provenienza dubbia varchi la soglia di casa sua; ma nello stesso tempo troverà assurdo rifiutare le ricchezze e i doni della fortuna di cui gli sarà possibile godere virtuosamente; ..... Così, se da povero potrà diventare ricco, anche il sapiente ne sarà giustamente lieto. L'importante è che consideri queste sue ricchezze non un bene stabile, ma sempre soggetto alla mutevolezza della sorte, che potrà svanire da un momento all'altro; la ricchezza non sarà mai un peso nè per lui nè per gli altri. E, soprattutto, sarà sempre disposto a donare... ..... il sapiente donerà ai meritevoli, a quelli buoni o che potrà rendere buoni; sceglierà i più degni, valutando con molta attenzione; non dimenticherà mai che si deve rendere conto sia di ciò che si dà sia di ciò che si riceve; donerà per motivi ragionevoli e apprezzabili, giacchè un dono inopportuno è una forma di sperpero riprovevole. E' buona cosa avere la borsa sempre aperta, ma non le mani bucate: .....
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DIVENTA SIGNORE DI TE STESSO
Estratto da
Seneca (a cura di Silvio Raffo). La serenità. Milano: Arnoldo Mondadori Editore (2006)



(pag. 67)
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Sicuramente la perdita di tempo di cui dobbiamo vergognarci maggiormente è quella imputabile alla nostra negligenza. Se rifletti bene, devi ammettere che la maggior parte della vita si consuma e fugge via nel compiere azioni non buone, gran parte nel non fare nulla, e tutta quanta nel fare altro rispetto a quello che dovremmo fare.
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UNA PERICOLOSA ATTITUDINE: LA "LIBIDO MORIENDI"
Estratto da
Seneca (a cura di Silvio Raffo). La serenità. Milano: Arnoldo Mondadori Editore (2006)



(pag. 72)

La verità è che moriamo ogni giorno. Giorno dopo giorno ci viene tolta una parte di vita: man mano che cresciamo, la vita diminuisce.
Abbiamo perso l'infanzia, poi l'adolescenza, poi ancora la giovinezza. Tutto il tempo trascorso fino a ieri è irrimediabilmente perduto: l'oggi che stiamo vivendo lo stiamo condividendo con la morte. Non è soltanto l'ultima goccia che esaurisce la clessidra, ma tutte le gocce scorse prima; non è l'ultima ora, quella in cui cessiamo di esistere, a procurarci la morte, ma la somma di tutte le ore precedentemente vissute: l'ora suprema porta la morte a compimento, giacchè in quell'ora la raggiungiamo, ma il cammino dura già da molto tempo.
L'uomo saggio e coraggioso non deve fuggire dalla vita, deve semplicemente uscirne.
.....

Immagini pubblicate in questo sito © Jeannette Rütsche - Sperya, Milano
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