Christopher Bollas - L'arte frattale di Jeannette Rütsche - Sperya

Jeannette Rütsche - Sperya
The fractal self-development of Jeannette Rütsche - Sperya


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Christopher Bollas

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LA MENTE ORIENTALE
Estratto da
Bollas C. (2013). China on the Mind. Routledge.

(Trad. it. Maria Paola Nazzaro. La mente orientale. Milano: Raffaello Cortina Editore, 2013)



(pagg. 17-18)
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Trascendenza a Oriente; eroismo a Occidente.

Sia l'Oriente sia l'Occidente considerano la vita umana un viaggio, ma differiscono nel modo in cui questo viene inteso. La mente occidentale esplora il mondo materiale, alla ricerca di nuove prove, in un viaggio senza fine, che celebra i propri avventurieri, i quali si identificano con ciò che viene scoperto. Massima importanza viene data alle imprese che penetrano la realtà, la analizzano e la organizzano, e si propongono di accrescere il fondo comune di conoscenza. La mente orientale esplora il mondo spirituale, scoprendo nuovi atteggiamenti interiori che il sè può rappresentare per stabilire, attraverso un'accresciuta coscienza, forme ancora più illuminate dell'immanente. Con l'obiettivo di ridurre al minimo il potenziale distruttivo del sè, per trovare attraverso forme religiose e azioni rituali un percorso che generi un essere umano migliore.

In Occidente, con la sua tradizione di autorappresentazione per mezzo delle parole, il linguaggio diventa lo scambio dell'intelletto. Esso è democratico, consente un contatto condiviso con ciò che viene scoperto ed è aperto a esami critici. La forma di autopresentazione orientale consiste nel vivere se stessa come una forma esemplare. Meno si dice meglio è, dal momento che il linguaggio rappresenta un fallimento nell'essere autoevidenti attraverso il proprio modo di essere. A Occidente si parla per coinvolgere; a Oriente si parla per respingere.

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(pag. 132)

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..... La distruzione del falso sè richiede che venga abbandonato il sè che parla. .....

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(pagg. 142-143)

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Pensare a un grande gruppo, ..., è pensare a un'entità la cui sottostante natura psicotica può al massimo essere tenuta sotto controllo per mezzo di una moltitudine di piaceri concilianti. Le storie che preferiamo sono quelle che riguardano l'evoluzione dei gruppi etnici e successivamente delle nazioni, la storia delle idee, del commercio e degli scambi, di monarchi e di governanti, di figure religiose e di modelli di virtù, di invenzioni scientifiche e di realizzazioni artistiche. Evitiamo l'altra storia del mondo.

Poichè l'altra storia è una testimonianza di distruttività onnipresente, di continui genocidi da parte di un gruppo contro un altro. E' la storia oscura dell'odio umano, a malapena intravista nei libri e spesso non raccontata da coloro i cui antenati hanno commesso persecuzioni e genocidi. Per noi che siamo in vita affrontare tutto ciò è estremamente inquietante.

Winnicott ha scritto che abbiamo bisogno di vivere all'interno di un'illusione di sicurezza. Come genitori cresciamo i nostri figli in modo che credano di essere al sicuro anche mentre presentiamo i pericoli della vita sotto forma di fiaba. Fiabe che sono racconti di una dimensione omicida che giungerà alla coscienza successivamente, quando i genitori dovranno comunicare ai propri figli la verità, cioè che il mondo non è poi così sicuro, dopo tutto. I bambini prepubescenti afroamericani apprendono dalle loro madri che, una volta divenuti adolescenti, non sarà sicuro camminare per strada. Un gran numero di loro sarà morto prima dei 30 anni. La loro illusione di sicurezza è bucata, così come lo è a Gaza, o nei vicini villaggi d'Israele, o in qualsiasi comunità che sia vittima della violenza di gruppo. Ma le persone vivono ancora con la speranza che un giorno la violenza finirà, che la pace verrà ristabilita e che le popolazioni vivranno in armonia.

Ci sono delle prove a sostegno di un desiderio di progresso verso la civiltà in tutto il mondo - possiamo fare molti esempi, dall'Irlanda del Nord al Sud Africa. Ma, anche se una particolare comunità può riprendersi in qualche misura dalla follia di gruppo, si tratta di un fatto inquietante dell'inconscio collettivo umano che fattori psichici e ambientali costituiscano una matrice sociale omicida. Nessuna comunità o società è veramente libera da questa potenziale distruttività.

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(pagg. 159-160)

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..... la catena di immagini svelate dal cinese equivale a un processo libero associativo più esistenziale, composto da esperienze toccanti.. A questo riguardo, la catena non serve a connettere idee che potrebbero disporsi in una sequenza, ma quasi l'opposto: essa mette in giustapposizione le immagini con tale forza intelligente da formare un nuovo oggetto emotivo. Nessuna espressione verbale cinese potrebbe avere un unico significato; ognuna di esse susciterà sempre diversi significati in modo che il parlante e l'ascoltatore condividano un'esperienza, anche se ciò che il primo vuole dire e come lo vuole dire rimane un'esperienza insondabile.

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(pagg. 165-166)

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..... Gli occidentali spesso si lamentano di quanto possa essere difficile fare in modo che i cinesi siano diretti, e dell'utilizzo nelle loro argomentazioni di molte circonlocuzioni, ma queste sono semplicemente le prove di un modo di pensare diverso. I cinesi si aspettano di poter pensare senza venire spinti precipitosamente all'azione. .....

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Immagini pubblicate in questo sito © Jeannette Rütsche - Sperya, Milano
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