Autori vari - L'arte frattale di Jeannette Rütsche - Sperya

Jeannette Rütsche - Sperya
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The fractal self-development of Jeannette Rütsche - Sperya


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Autori vari

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LA NOTTE
Estratto da
Dostoevskij F. (1942). I demonî. Torino: Giulio Einaudi Editore
(Trad. it. Alfredo Polledro. Edizione CDE spa, Milano)



(pag. 234)

..... Quanto più forte è un popolo, tanto più il suo dio è particolare. Non c'è ancora mai stato un popolo senza religione, cioè senza concetto del bene e del male. Ogni popolo ha un concetto suo proprio del bene e del male e un bene e un male suoi propri. Quando molti popoli cominciano ad avere in comune i concetti del bene e del male, i popoli si estinguono, e allora la stessa distinzione tra il male ed il bene, comincia a cancellarsi e sparire. La ragione non è mai stata in grado di definire il bene e il male, e nemmeno di distinguere il bene dal male, sia pure approssimativamente; al contrario, li ha sempre confusi in modo vergognoso e miserevole, mentre la scienza dava delle soluzioni brutali. .....

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(pag. 235)

..... Ogni popolo è popolo solo fino a quando ha il suo dio particolare e ripudia senza alcun compromesso tutti gli altri dèi del mondo, finchè crede che col suo dio vincerà e scaccerà dal mondo tutti gli altri dèi. Così hanno creduto tutti fin dal principio dei secoli, tutti i grandi popoli almeno, tutti quelli che in qualche modo si sono segnalati, che sono stati alla testa dell'umanità. Non si può contrastare quello che è un fatto. Gli ebrei non vivevano che per attendere il vero Dio, e hanno dato al mondo il vero Dio. I greci divinizzavano la natura, e hanno legato al mondo la propria religione, cioè la filosofia e l'arte. Roma divinizzò il popolo nello Stato e ha legato ai popoli lo Stato. ..... Se un gran popolo non ha fede che la verità stia in lui solo (proprio in lui solo ed esclusivamente in lui), se non ha fede di essere il solo capace e chiamato a risuscitare e salvar tutti con la propria verità, si trasforma immediatamente in materiale etnografico, e non è più un gran popolo. .....


LO SPIRITO DELLA VERITA'
Estratto da
Hodges A. (1983). Alan Turing. The Enigma. London: Burnett Books
(Trad. it. David Mezzacapa. Alan Turing. Una biografia. Torino: Bollati Boringhieri, 1991, 2003, 2006)



(pagg. 111-112)
.....
Una chiara distinzione fra scienza e matematica si era avuta soltanto alla fine del secolo XIX. Prima di allora si poteva supporre che la matematica rappresentasse necessariamente le relazioni fra i numeri e le quantità quali ci appaiono nel mondo fisico: anche se in realtà questo modo di vedere era già stato condannato con la nascita di certi concetti, come per esempio i numeri negativi. Dunque già nel secolo XIX si era assistito allo sviluppo di molti rami della matematica, tendenti verso una sempre maggiore astrazione: i simboli matematici erano sempre meno costretti ad avere una corrispondenza diretta con entità fisiche.
Nell'algebra classica, quella insegnata nelle scuole, che in effetti è algebra del secolo XVIII, le lettere venivano usate come simboli di quantità numeriche. Le regole per le operazioni di addizione e di moltiplicazione di queste quantità discendevano dall'assunto che esse fossero "in realtà" dei numeri. Col ventesimo secolo questo modo di vedere viene abbandonato. Una regola come x + y = y + x può ora considerarsi come una delle regole di un gioco, del tipo di quelle che governano per esempio il gioco degli scacchi, che stabiliscono cioè i modi legittimi con cui i simboli si possono muovere e combinare tra loro. Resta pur sempre possibile interpretare una regola in termini di numeri; ma far ciò non è necessario, e anzi non sempre è appropriato.
Il significato di questa tendenza all'astrazione è che essa libera l'algebra (anzi libera tutta la matematica) dai confini della sua sfera tradizionale, quella del contare e del misurare. Nella matematica moderna, infatti, i simboli possono essere usati secondo non importa quali regole, e possono essere interpretati - sempre ammesso che sopportino un'interpretazione - in modi molto più generali che non in termini di quantità numeriche. .....
.....

IL TRIPLICE PRESENTE
Estratto da
Lloyd D. (2004). Radiant Cool: A Novel Theory of Consciousness. Massachusetts Institute of Technology
(Trad. it. Martha Fabbri e Massimiliano Pagani. Radiant Cool. Lo strano caso della mente umana. Milano: Sironi Editore, 2006)



(pag. 301)
.....
Io sono effetto di cause antiche e recenti: dalla mia costituzione fisica gli scienziati potrebbero dedurne alcune; il mio stato fisico corrente, compreso lo stato del mio cervello, avrà anch'esso effetti specifici che la scienza potrebbe individuare. Quello che l'analisi della temporalità mette in evidenza, però, è che il mio stato di coscienza corrente contiene passato e futuro in un modo totalmente diverso dalle disposizioni causali scoperte dalla scienza. Io non sono solo il prodotto del mio passato, bensì continuo a contenerlo; il passato si protrae nella mia consapevolezza presente. Allo stesso modo il mio futuro non si limita ad aspettarmi nel mondo a venire, ma è presente in me adesso. Io vivo nel tempo, è vero; in più la fenomenologia mostra che il tempo vive in noi.
.....

CONOSCI TE STESSO
Estratto da
Senofonte. Mirabili. Tr.it. BUR (pagg. 324-325)

citato in Aymard A.. Gruppi.
In J. Barus-Michel, E. Enriquez & A. Lévy (a cura di, 2005). Dizionario di Psicosociologia. (pp. 125-140).
Milano: Raffaello Cortina Editore.



(pag. 132)

E non è evidente che gli uomini ricevono moltissimi beni dalla conoscenza di se stessi e moltissimi mali per essersi ingannati su se stessi? Gli uni infatti, conoscendosi, conoscono ciò che è adatto a loro e distinguono le cose di cui sono e non sono capaci. E realizzando quello che sanno fare si guadagnano il necessario e hanno successo ed evitando quello che non conoscono, non fanno errori e sfuggono all'insuccesso; perciò sono in grado di esaminare anche gli altri uomini e con l'aiuto degli altri ricavano dei beni e si guardano dai mali. Al contrario quelli che non hanno conoscenza, anzi si ingannano sulle proprie capacità, sono nella stessa condizione di fronte agli altri uomini e alle faccende umane, cioè non sanno che cosa è loro necessario, nè che cosa fanno, nè con chi hanno a che fare, ma si sbagliano su tutto, ogni bene sfugge loro e incappano in ogni male.

I RUOLI CHE RICOPRIAMO
Estratto da
Zanuso A. (2006). In debito o in credito. Milano: Baldini Castoldi Dalai editore



(pag. 100)

Una persona è autentica quando è consapevole di quanto le sta accadendo sia psicologicamente che da un punto di vista comportamentale, quando spontaneamente decide o meno di esprimerlo e mostrarlo, e quando non teme l'intimità con un'altra persona, intendendo con questo la capacità anche di esprimere dissenso.

Immagini pubblicate in questo sito © Jeannette Rütsche - Sperya, Milano
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