Bertrand Russell - L'arte frattale di Jeannette Rütsche - Sperya

Jeannette Rütsche - Sperya
The fractal self-development of Jeannette Rütsche - Sperya


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Bertrand Russell

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Bertrand Russell



(1872 - 1970) Filosofo, matematico e scrittore, studiò a Cambridge, dove insegnò fino al 1916, quando fu allontanato a causa delle sue idee pacifiste. Dal 1938 al 1944 visse negli Stati Uniti, dove insegnò a Chicago e a Los Angeles, prima di essere riaccolto a Cambridge. Insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1950, legò il suo nome alle principali battaglie civili del ventesimo secolo, concludendo la sua intensa attività in favore della pace dando vita nel 1966 al noto "Tribunale Russell" contro i crimini di guerra americani nel Vietnam.

FATICA
Estratto da
Russell B. (1930, 1961, 1975). The Conquest of Happiness. Unwin Hyman Limited.
(Trad. it. Giuliana Pozzo Galeazzi. La conquista della felicità. Milano: TEA, 1991, 1997, 2003, 2005)



(pagg. 58-70)
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Sfuggire alla fatica nervosa nella vita moderna è cosa molto difficile. ..... Un'altra cosa che ci affatica senza che ce ne rendiamo conto è la presenza costante di estranei. L'istinto naturale dell'uomo, come pure degli altri animali, è di scrutare tutti gli ignoti della sua specie, nell'intento di decidere se comportarsi con loro in modo cordiale od ostile. Coloro che viaggiano sui tram nelle ore di calca devono inibirsi questo istinto, e il risultato di tale inibizione è che essi provano una generica irritazione contro tutti gli estranei con i quali vengono involontariamente messi a contatto. .....
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..... la mancanza di serenità può essere prevenuta con una migliore filosofia della vita e un po' più di disciplina mentale. Gli uomini e le donne sono per la maggior parte difficilmente capaci di controllo sui loro pensieri. Voglio dire con questo che non sono capaci di smettere di pensare a cose preoccupanti nei momenti in cui nulla si può fare per cercare di risolverle. ..... L'uomo saggio medita sui suoi crucci soltanto quando è di qualche utilità il farlo; in altri momenti pensa ad altre cose o, se è notte, a niente. ..... è possibilissimo allontanare da sè i piccoli problemi di ogni giorno, eccetto che nel momento in cui si deve risolverli. E' sorprendente vedere come, sia la felicità che il rendimento d'una persona possano aumentare quando si educhi la mente all'ordine, la si abitui a pensare adeguatamente a una cosa al momento giusto, anzichè inadeguatamente in qualsiasi momento.
Quando occorre prendere una decisione grave o difficile, non appena disporrete di tutti i dati concentratevi del vostro meglio sulla questione e decidete; una volta presa la decisione, non tornatevi più sopra, a meno che veniate a conoscenza di qualche fatto nuovo. Nulla stanca quanto l'indecisione, e nulla è altrettanto sterile.
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Le nostre azioni non sono così importanti come noi naturalmente supponiamo; i nostri successi e i nostri insuccessi non importano molto, dopo tutto. Persino ai grandi dolori si può sopravvivere; preoccupazioni che sembra debbano metter fine alla felicità per tutta la vita, col passare del tempo si attenuano, fino a che diventa quasi impossibile ricordarne l'intensità. Ma al di sopra di queste considerazioni personali sta il fatto che il nostro io non è un frammento molto importante del mondo. L'uomo in grado di concentrare i suoi pensieri e le sue speranze su qualche cosa di trascendente può trovare, pur tra le normali preoccupazioni della vita, una pace che all'egoista puro non è dato conoscere.
..... La specie di fatica che è importante è sempre di carattere emotivo, nella vita moderna; la fatica puramente intellettuale, come la fatica puramente muscolare, trovano il loro rimedio nel sonno. ..... Difficilmente le nocive conseguenze attribuite a un eccesso di lavoro sono dovute a questa causa, bensì a preoccupazione o ad ansietà. Il guaio della fatica emotiva è che impedisce il riposo. Più stanco un uomo è, e più impossibile diventa per lui il fermarsi. Uno dei sintomi di un prossimo collasso nervoso è la convinzione che il proprio lavoro sia tremendamente importante, e che concedersi un po' di vacanza sarebbe causa di chissà quali disastri. ..... Il collasso nervoso che sembra provocato dal lavoro è, in realtà, in tutti i casi verificati da me personalmente, prodotto da qualche inquietudine di carattere emotivo alla quale il paziente cerca di sfuggire immergendosi nel lavoro. Egli è avverso a sospendere il suo lavoro perchè, facendolo, non avrebbe più modo di distrarsi dal pensiero delle sue disgrazie, quali che siano. .....
..... Gli psicologi hanno dedicato molti studi all'azione dell'io incosciente sull'io cosciente, ma troppo poco alla azione dell'io cosciente sull'io incosciente. Eppure quest'ultima è di grande importanza dal punto di vista dell'igiene mentale, e bisogna capirlo, se si vuole che le convinzioni razionali possano influenzare il regno dell'io incosciente. Ciò vale in particolare riguardo all'ansietà.
..... La mia opinione è che un pensiero cosciente può essere radicato nell'io incosciente, se nel farlo ci si mette una sufficiente quantità di energia e d'intensità. L'io incosciente è formato per lo più da ciò che un tempo sono stati pensieri coscienti grandemente emotivi e che ora sono sepolti. E' possibile realizzare questo processo di sepoltura deliberatamente, e in questo modo si può far compiere all'io incosciente una quantità di lavoro utile. Ho constatato, per esempio, che, se devo scrivere su qualche argomento piuttosto difficile, la cosa migliore è che io mi concentri su di esso per poche ore o pochi giorni molto intensamente, il più intensamente possibile, e poi dia ordine, per così dire, che il lavoro proceda per suo conto. Dopo qualche mese ritorno consciamente sull'argomento e trovo che il lavoro è stato fatto. ..... Un procedimento sotto molto aspetti analogo può essere adottato riguardo alle preoccupazioni. Quando qualche disgrazia ci minaccia, consideriamo seriamente e deliberatamente cos'è il peggio che ci possa capitare. Dopo aver guardato in viso la possibile disgrazia, procuriamoci delle solide ragioni per pensare che, dopo tutto, non sarebbe poi una cosa tanto grave. Tali ragioni esistono sempre, poichè anche nel peggiore dei casi nulla di quello che ci può capitare ha un'importanza cosmica. Quando avremo guardato coraggiosamente in faccia per qualche tempo la possibilità peggiore, e ci saremo detti con genuina convinzione: "Be', dopo tutto, non importerà poi molto", vedremo la nostra ansia scemare straordinariamente. Può essere necessario ripetere il processo più di una volta, ma alla fine, se non si è rifuggiti dal considerare sotto tutti i suoi aspetti la peggiore soluzione possibile, si vedrà la propria ansietà scomparire, per essere sostituita da un senso di sollievo.
..... la paura, nelle sue forme più nocive, nasce quando vi è qualche pericolo che non vogliamo affrontare. ..... quasi ognuno di noi ha qualche forma di paura in agguato dentro di sè. ..... ogni specie di paura aumenta, se non la si guarda in faccia. ..... il sistema più appropriato è di riflettere sulla propria paura razionalmente e con calma, ma con grande intensità, fino a quando essa non ci sia diventata del tutto familiare. Alla fine la familiarità ne scaccerà il terrore; l'argomento diventerà noioso, e la nostra mente se ne distoglierà, non, come prima, per uno sforzo di volontà, ma semplicemente per mancanza di interesse.
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..... Una donna coraggiosa deve nascondere questa sua qualità, se vuol piacere agli uomini. E l'uomo coraggioso in tutto, eccetto che di fronte al pericolo fisico, è pure mal giudicato. .....
..... Il desiderio di eccitamento, quando supera un certo limite, è indizio o di malumore o di qualche istintiva insoddisfazione. .....
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Una delle caratteristiche più gravi della stanchezza nervosa è che essa crea una specie di schermo tra l'uomo e il mondo esterno. Le impressioni che l'uomo riceve, se ne riceve, sono indistinte e alterate; delle persone che lo avvicinano nota soltanto con irritazione i piccoli artifici o i manierismi; non ricava alcun piacere nè dai suoi pasti nè da una giornata di sole, ma tende a concentrarsi unicamente su pochi interessi e a diventare indifferente a tutto il resto. Questo stato di cose rende impossibile il riposo, di modo che la fatica aumenta continuamente, fino a raggiungere un punto in cui occorre una cura medica. .....

INVIDIA
Estratto da
Russell B. (1930, 1961, 1975). The Conquest of Happiness. Unwin Hyman Limited.
(Trad. it. Giuliana Pozzo Galeazzi. La conquista della felicità. Milano: TEA, 1991, 1997, 2003, 2005)



(pagg. 79-82)
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..... Quando si riflette razionalmente sulle inuguaglianze, ci si rende conto che sono ingiuste, a meno che non si basino su di una superiorità di merito. E non appena sono state giudicate ingiuste, non vi è altro rimedio contro l'invidia che ne consegue all'infuori dell'eliminazione dell'ingiustizia. La nostra è quindi un'epoca in cui l'invidia occupa un posto singolarmente importante. ..... Mentre è vero che l'invidia è la principale forza motrice che spinge alla giustizia tra classi diverse, nazioni diverse e sessi diversi, è al tempo stesso vero che la specie di giustizia risultante dall'invidia ha molte probabilità di essere della peggiore specie, e cioè una giustizia che consiste nel diminuire i privilegi del fortunato, piuttosto che nell'accrescere quelli dello sfortunato. .....
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Le cose indispensabili alla felicità umana sono semplici, così semplici che le persone complicate non sanno costringersi a riconoscere quali sono le cose delle quali sentono realmente la mancanza. .....
..... Perchè la propaganda è tanto più efficace quando incita all'odio, di quando tenta di incitare a sentimenti d'amicizia? La ragione sta evidentemente nel fatto che il cuore umano, quale la civiltà moderna lo ha fatto, è più propenso all'odio che all'amicizia. Ed è propenso all'odio perchè è insoddisfatto, perchè nel profondo sente, forse anche inconsciamente, di aver perduto il senso della vita; sente che forse altri, ma non noi, si sono assicurati le belle cose che la natura offre per la gioia dell'uomo. La somma positiva dei piaceri nella vita di un uomo moderno è indubbiamente superiore a quella che si poteva avere in comunità più primitive, ma ancor più di tale somma è aumentata la consapevolezza di ciò che potrebbe essere. .....(l'uomo civile) sa che vi è, quasi a portata di mano, qualche cosa di migliore di lui, ma non sa dove cercare questa cosa o come trovarla. Disperato, si accanisce contro il suo simile, che è altrettanto smarrito e altrettanto infelice. Noi siamo giunti a uno stadio dell'evoluzione che non è lo stadio definitivo. Dobbiamo sorpassarlo rapidamente, perchè se così non facciamo, la maggior parte di noi perirà per via, e gli altri si smarriranno in una foresta di dubbi e paure. ..... Per trovare la giusta via, che lo conduca lontano da questa disperazione, l'uomo civile deve allargare il suo cuore come ha allargato la sua mente. Deve imparare a trascendere il suo io e, così facendo, ad acquistare la libertà dell'universo.

IL SENSO DELLA COLPA
Estratto da
Russell B. (1930, 1961, 1975). The Conquest of Happiness. Unwin Hyman Limited.
(Trad. it. Giuliana Pozzo Galeazzi. La conquista della felicità. Milano: TEA, 1991, 1997, 2003, 2005)



(pagg. 90-97)
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E' possibilissimo vincere le suggestioni infantili dell'io incosciente, e persino mutare il contenuto dell'io incosciente, usando la tecnica appropriata. Ogni qualvolta si cominci a sentire rimorso per una azione che la ragione dice non essere cattiva, occorre esaminare le cause di tale sensazione e convincersi punto per punto della sua assurdità. Fate in modo che le vostre convinzioni coscienti siano così vive e forti da impressionare abbastanza energicamente il vostro io incosciente perchè possa tener testa alle impressioni suscitate in voi da vostra madre o dalla bambinaia durante l'infanzia. ..... Non permettete a voi stesso di continuare ad essere una creatura vacillante, dominata in parte dalla ragione e in parte da una infantile follia. ..... Considerate in quale notevole misura la superstizione entri nella formazione dell'uomo convenzionalmente virtuoso, e riflettete che, mentre veti incredibilmente stupidi ci mettono in guardia contro ogni specie di immaginari pericoli morali, i veri pericoli morali ai quali un adulto si trova esposto non ci vengono praticamente neppure nominati.
Quali sono gli atti realmente dannosi ai quali è spinto l'uomo medio? Mancanza di scrupoli negli affari, restando però sempre nei limiti della legge; durezza verso i propri dipendenti, crudeltà verso la moglie e i figli, astio verso i rivali, ferocia nei conflitti politici: sono queste le colpe veramente dannose, comuni a cittadini rispettabili e rispettati. Mediante queste colpe un uomo diffonde l'infelicità tra coloro che vivono nella sua orbita e dà il suo piccolo apporto alla distruzione della civiltà. .....
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..... L'uomo razionale considererà i suoi atti condannabili come considera quelli di altri, quali atti causati da determinate circostanze, e da evitarsi, sia rendendosi più pienamente conto che sono condannabili, sia, quando è possibile, evitando le circostanze che li hanno causati.
Il fatto è che il senso della colpa, lungi dal condurre verso una vita buona, ha l'effetto opposto. Rende un uomo infelice e fa sì che egli si senta inferiore agli altri. Essendo infelice, è probabile che egli accampi sugli altri diritti eccessivi e che gli impediscono di gustare la felicità nei rapporti personali. Sentendosi inferiore, nutrirà del rancore verso coloro che gli appaiono superiori. Per lui l'ammirazione sarà difficile, e facile l'invidia. Diventerà una persona generalmente antipatica e si troverà sempre più solo. Un atteggiamento generoso ed espansivo verso gli altri non soltanto fa contenti gli altri, ma è una immensa fonte di felicità per chi lo possiede, perchè lo rende simpatico a tutti. Ma in un uomo assillato dal senso della colpa un simile atteggiamento non è possibile, poichè è un prodotto dell'equilibrio e della fiducia in se stessi e richiede ciò che può chiamarsi un'integrazione mentale; richiede cioè che i diversi strati della natura umana, cosciente, subcosciente e incosciente, lavorino armonicamente insieme e non siano continuamente in contrasto tra di loro. In molti casi è possibile arrivare a siffatta armonia grazie ad una educazione saggia, ma là dove una educazione irrazionale è stata impartita, il processo è più difficile. E' il processo cui ricorrono gli psicoanalisti, ma nella maggioranza dei casi, il paziente stesso può far ciò che soltanto in casi estremi richiede l'aiuto dell'esperto.
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..... Non è compito della ragione generare emozioni, sebbene possa essere parte della sua funzione scoprire il modo di prevenire quelle emozioni che sono un ostacolo al benessere. Trovare il modo di ridurre l'odio e l'invidia fa senza dubbio parte della funzione di una psicologia razionale. Ma è un errore supporre che nel ridurre queste passioni noi si debba al tempo stesso diminuire la forza di quelle passioni che la ragione non condanna. Nell'amore appassionato, nell'affetto per i figli, nell'amicizia, nella benevolenza, nella devozione alla scienza o all'arte, non vi è nulla che la ragione desideri diminuire. .....
..... poichè il razionalismo consiste principalmente nell'armonia interiore, l'uomo che arriva a possederlo è più libero, nella contemplazione del mondo e nell'uso delle sue energie, di raggiungere un fine esteriore che non l'uomo continuamente in preda a conflitti interiori. Nulla è così arido come l'essere rinchiusi in se stessi, nulla così serenamente fertile come l'essere rivolti con l'attenzione e l'energia verso l'esterno.
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..... La felicità che esige l'intossicazione, non importa di che specie, è spuria e insoddisfacente. La felicità veramente soddisfacente si accompagna al pieno esercizio delle nostre facoltà e alla completa comprensione del mondo nel quale viviamo.

MANIA DI PERSECUZIONE
Estratto da
Russell B. (1930, 1961, 1975). The Conquest of Happiness. Unwin Hyman Limited.
(Trad. it. Giuliana Pozzo Galeazzi. La conquista della felicità. Milano: TEA, 1991, 1997, 2003, 2005)



(pag. 100)
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..... Ci aspettiamo sempre che gli altri abbiano per noi quel tenero amore e quel profondo rispetto che noi nutriamo per noi stessi. Non ci passa per la mente che non possiamo aspettarci dagli altri che pensino di noi più bene di quanto noi non pensiamo di loro, e la ragione per cui questo non ci passa per la mente è che i nostri meriti ci appaiono grandi ed evidenti, mentre quelli degli altri, ammesso pure che esistano, sono visibili soltanto ad un occhio molto caritatevole. .....
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(pag. 105)
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..... quattro massime di carattere generale, che si dimostreranno una cura efficace contro la mania di persecuzione, se si capisce quanto siano vere. La prima è: ricordate che i motivi che determinano le vostre azioni non sono sempre così altruistici come vi appaiono. La seconda è: non sopravvalutate i vostri meriti. La terza è: non aspettatevi che gli altri si interessino di voi quanto voi stesso. E la quarta è: non immaginatevi che la gente si interessi tanto a voi da nutrire un particolare desiderio di perseguitarvi. .....
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(pagg. 108-110)
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..... vi è una prova, forse non infallibile, ma pur sempre di notevole valore, alla quale potete sottoporvi, se sospettate di essere un genio mentre i vostri amici sospettano che non lo siate. La prova è questa: producete perchè mosso da un impulso prepotente ad esprimere certe idee o sentimenti, o siete spinto dal desiderio dell'applauso? Nel vero artista il desiderio dell'applauso, pur essendo di solito molto vivo, è secondario, nel senso che l'artista desidera produrre una certa specie di lavoro, e spera che quel lavoro venga applaudito, ma non altera il suo stile anche se nessun applauso lo accoglie. L'uomo, invece, per il quale il desiderio dell'applauso è il motivo principale, non ha dentro di sè una forza che lo spinga a una particolare specie di espressione, e potrebbe quindi compiere ugualmente bene un lavoro completamente diverso. Un uomo siffatto, se non riesce ad avere successo con la sua arte, farà meglio a rinunciarvi. E, parlando in linea più generale, qualunque possa essere il vostro indirizzo nella vita, se trovate che gli altri non apprezzano quanto voi le vostre abilità, non siate troppo certo che chi sbaglia sono gli altri. Se permettete ad una simile idea di radicarsi in voi, potete facilmente cadere vittima della vostra convinzione che si cospiri contro di voi per impedire che il vostro merito venga riconosciuto, e questa convinzione può essere quasi con certezza fonte di una vita infelice. Riconoscere che il proprio merito non è così grande come si sperava può essere doloroso momentaneamente, ma si tratta di un dolore che ha una fine, oltre la quale diventa di nuovo possibile godere di una vita felice.
..... A nessuno si può chiedere di alterare l'indirizzo della propria vita per il bene di un altro individuo. Si danno anche dei casi in cui esiste un affetto talmente forte che persino i sacrifici più gravi diventano naturali, ma se non sono naturali non devono essere fatti, e non si può rimproverare nessuno di non averli fatti. Molto spesso un contegno che la gente critica negli altri non è altro che la sana reazione dell'egoismo naturale contro l'avida rapacità di una persona il cui io esorbita dai propri limiti.
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E' ANCORA POSSIBILE LA FELICITA'?
Estratto da
Russell B. (1930, 1961, 1975). The Conquest of Happiness. Unwin Hyman Limited.
(Trad. it. Giuliana Pozzo Galeazzi. La conquista della felicità. Milano: TEA, 1991, 1997, 2003, 2005)



(pag. 132)
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..... Quando il pubblico non riesce a capire un quadro o una poesia, ne conclude che si tratta di un brutto quadro o di una brutta poesia. Quando non può capire la teoria della relatività, ne conclude (a ragione) che la sua educazione è insufficiente. Di conseguenza Einstein viene onorato, mentre i migliori pittori vengono lasciati morire di fame nelle soffitte, ed Einstein è felice, mentre i pittori sono infelici.
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(pag. 140)
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Un cordiale interesse per le persone è una forma di affetto, ma non l'affetto avido che tende al possesso e che sempre cerca un'enfatica responsione. Questa ultima forza è molto spesso fonte di infelicità. La forma che favorisce la felicità è quella che ama osservare le persone e trova piacere nelle loro caratteristiche individuali; che desidera fornire uno scopo agli interessi e ai piaceri di coloro con i quali viene a contatto, senza desiderare di acquistare potere su di essi, o di assicurarsi la loro entusiastica ammirazione. La persona il cui atteggiamento verso gli altri è sinceramente di questa specie sarà una fonte di felicità e di reciproca gentilezza. .....
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(pag. 142)
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Il segreto della felicità è questo: fate in modo che i vostri interessi siano il più possibile numerosi e che le vostre reazioni alle cose e alle persone che vi interessano siano il più possibile cordiali anzichè ostili.
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LA GIOIA DI VIVERE
Estratto da
Russell B. (1930, 1961, 1975). The Conquest of Happiness. Unwin Hyman Limited.
(Trad. it. Giuliana Pozzo Galeazzi. La conquista della felicità. Milano: TEA, 1991, 1997, 2003, 2005)



(pagg. 145-146)
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..... Noi tutti abbiamo una tendenza alla malattia dell'introspezione, e l'uomo introspettivo, avendo aperto davanti agli occhi il multiforme aspetto del mondo, ne distoglie lo sguardo e fissa soltanto il vuoto che ha dentro di sè. Ma non immaginiamoci che ci sia qualche cosa di grande nell'infelicità dell'uomo introspettivo.
.....La mente è una macchina strana che può combinare nei modi più vari e sorprendenti i materiali che le vengono offerti, ma senza materiali del mondo esterno è impotente e, diversamente dalla macchina per fare i salami deve prendersi da sè i suoi materiali, poichè gli avvenimenti diventano esperienze soltanto mediante l'interesse che suscitano in noi: se non ci interessano, non ci servono. Quindi l'uomo la cui attenzione è volta all'interno non trova nulla che sia degno d'essere notato, mentre l'uomo la cui attenzione è volta all'esterno può trovare in sè, nei rari momenti in cui esamina la sua anima, il più vario e interessante assortimento di ingredienti separati e quindi riamalgamati in forme belle od istruttive.
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LA FAMIGLIA
Estratto da
Russell B. (1930, 1961, 1975). The Conquest of Happiness. Unwin Hyman Limited.
(Trad. it. Giuliana Pozzo Galeazzi. La conquista della felicità. Milano: TEA, 1991, 1997, 2003, 2005)



(pag. 182)
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Il valore dell'affetto dei genitori per i figli consiste in gran parte nel fatto che è più sicuro di qualsiasi altro affetto. Gli amici amano una persona per i suoi meriti; l'innamorato ama una persona per i suoi fascini; se i meriti o i fascini diminuiscono, amici e innamorati possono scomparire. Ma è nei momenti di sfortuna che si può maggiormente contare sui genitori, nelle malattie, e persino anche negli errori, se i genitori sono come dovrebbero essere. Tutti siamo contenti se ci ammirano per i nostri meriti, ma la maggior parte di noi è sufficientemente modesta, in fondo al cuore, per sentire la precarietà di tale ammirazione. I nostri genitori ci amano perchè siamo i loro figli, e questo è un fatto inalterabile, di modo che noi ci sentiamo più sicuri con loro che con chiunque altro. Nei momenti felici ciò può sembrare poco importante, ma nei momenti tristi questo affetto offre una consolazione e una sicurezza che non si trovano altrove.
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(pagg. 188-189)
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..... Una donna che svolga una qualsiasi attività professionale, sia per il suo bene che per quello della comunità, dovrebbe essere messa in condizione di continuare ad esercitare la sua professione ad onta delle maternità. Ella non sarà in grado di farlo durante gli ultimi mesi della gravidanza, e durante l'allattamento, ma un bambino al di sopra dei nove mesi non dovrebbe rappresentare una barriera insormontabile all'attività professionale di sua madre. Là dove la società esige da una madre dei sacrifici irragionevoli in nome del fliglio, la madre se non è eccezionalmente nobile e generosa, si aspetterà dal figlio una ricompensa superiore a quella che ha il diritto di aspettarsi.
La madre della quale convenzionalmente si dice che si è sacrificata è, nella grande maggioranza dei casi, eccezionalmente egoista verso i figli, poichè, per quanto importante sia la maternità quale elemento della vita, non è soddisfacente se viene considerata come tutta la vita, e un genitore insoddisfatto ha molte probabilità di essere un genitore effettivamente troppo esigente. ..... Non vi è un istinto inviato dal cielo che insegni alle madri la cosa migliore da farsi in questa o quella circostanza, e quando la sollecitudine oltrepassa un certo limite, diventa un travestimento dell'istinto di possesso. Più di un bambino viene psicologicamente rovinato dall'ignoranza e dal sentimento della madre. E' sempre stato riconosciuto che non ci si può aspettare che i padri facciano molto per i loro figli, e tuttavia i bambini sono pronti ad amare i loro padri quanto le loro madri. Il rapporto della madre verso il figlio dovrà, in futuro, assomigliare sempre più al rapporto esistente oggi tra padre e figlio, se si vuole affrancare le donne da una inutile schiavitù, e concedere ai bambini di approfittare delle esperienze scientifiche che si stanno accumulando riguardo alla cura in tenera età delle loro menti e dei loro corpi.

INTERESSI IMPERSONALI
Estratto da
Russell B. (1930, 1961, 1975). The Conquest of Happiness. Unwin Hyman Limited.
(Trad. it. Giuliana Pozzo Galeazzi. La conquista della felicità. Milano: TEA, 1991, 1997, 2003, 2005)



(pagg. 208-210)
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Un uomo che ha intuito, anche se soltanto temporaneamente e brevemente, in che cosa consista la grandezza dell'animo, non può più sentirsi felice se si permette di essere meschino ed egoista, se si lascia turbare da piccole contrarietà e spaventare da ciò che il destino può tenere in serbo per lui. L'uomo capace di grandezza d'animo spalancherà le finestre della sua mente, lasciando che i venti la investano liberamente, soffiando da ogni parte dell'universo. Egli vedrà se stesso, la vita e il mondo con la lucidità concessaci dalle nostre umane limitazioni; rendendosi conto della brevità e della piccolezza della vita umana, egli si renderà conto anche che nelle menti individuali è concentrato tutto ciò che vi è di prezioso nel mondo conosciuto. E farà sì che l'uomo, la cui mente riflette il mondo, diventi in certo senso grande quanto il mondo. Emancipandosi dalle paure che assediano colui che è schiavo delle circostanze, proverà una gioia profonda, e attraverso tutte le vicissitudini della sua vita esteriore rimarrà nel profondo del suo essere un uomo felice.
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Considerazioni del genere valgono anche per i dolori irreparabili, quali la morte d'una persona profondamente amata. Non serve a nulla abbandonarsi senza ritegno al proprio dolore in occasioni simili. Il dolore è inevitabile e lo si deve aspettare, ma si deve fare tutto quanto è possibile per minimizzarlo. E' soltanto un sentimentalismo insistere, come qualcuno fa, nel bere fino all'ultima goccia il calice della propria disgrazia. Non nego, naturalmente, che un uomo possa essere spezzato dal dolore, ma dico che un uomo dovrebbe fare tutto quanto sta in suo potere per sfuggire a questo destino, e dovrebbe cercare qualsiasi distrazione, per quanto banale, purchè non nociva o degradante in sè. Tra quelle che considero nocive e degradanti includo l'ubriachezza e le droghe, il cui scopo è di ottenebrare il pensiero, almeno momentaneamente. La linea di condotta più saggia è, non di ottenebrare il pensiero, ma di indirizzarlo verso altre vie, o per lo meno verso vie lontane dalla disgrazia presente. E' difficile fare ciò se la vita, sino a quel momento, è stata concentrata su di un numero limitato di interessi, e quei pochi interessi sono stati ora toccati dal dolore. Per sopportare bene le disgrazie quando avvengono, è saggio aver coltivato in momenti migliori una certa varietà di interessi, di modo che la mente possa trovare pronto qualche luogo indisturbato che le offra altre associazioni di idee ed altre emozioni, diverse da quelle che rendono difficilmente sopportabile il presente.
Un uomo capace di gustare la vita e dotato di una adeguata vitalità, supererà qualsiasi disgrazia grazie all'affiorare, dopo ogni colpo, di un interesse nella vita e nel mondo che non può essere ristretto al punto da rendere fatale la propria perdita. Il lasciarsi abbattere da una perdita, o persino da parecchie perdite, non è cosa da ammirarsi come prova di sensibilità, bensì da deplorarsi come difetto di vitalità. Tutti i nostri affetti sono alla mercè della morte, che può colpire coloro che amiamo in qualsiasi momento. E' quindi necessario che la nostra vita non abbia quella limitata intensità che pone tutto il significato e lo scopo della vita stessa alla mercè di un incidente.
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