Hermann Hesse - L'arte frattale di Jeannette Rütsche - Sperya

Jeannette Rütsche - Sperya
The fractal self-development of Jeannette Rütsche - Sperya


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Hermann Hesse

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Hermann Hesse



(1877 - 1962) E' stato uno dei grandi scrittori tedeschi del Novecento. Iniziò ma non finì gli studi teologici, passando poi a diversi mestieri: fece prima il meccanico, poi il libraio, finchè si stabilì, nel 1904, sul lago di Costanza, dedicandosi all'attività letteraria. Nel 1911 fece un lungo viaggio in India che lasciò un'impronta indelebile nella sua opera. Nel 1921 prese la cittadinanza svizzera. Nel 1946 fu insignito del Premio Nobel.

LA VOCAZIONE
Estratto da
Hesse H. (1943).
Das Glasperlenspiel. Zürich: Fretz und Wasmuth Verlag
(Trad. it. Ervino Pocar. Il giuoco delle perle di vetro. Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1955)



(pagg. 73-74)
.....
<<..... Già durante gli studi nelle scuole superiori il medico, il giurista, il tecnico sono costretti in corsi molto rigidi che terminano con una serie di esami. Superati questi, lo studente riceve il suo diploma e può, sempre in libertà apparente, esercitare la sua professione. Sennonchè diventa schiavo di potenze inferiori, viene a dipendere dal successo, dal denaro, dalla sua ambizione, dalla sua sete di gloria, dal compiacimento che trova o non trova presso gli altri. Deve sottoporsi ad elezioni, guadagnare denaro, partecipare alla gara senza scrupoli tra le caste, le famiglie, i partiti, i giornali. In compenso gode la libertà di ottenere successi e diventare benestante, di essere odiato dai falliti o viceversa. Per gli alunni dell'élite e futuri membri dell'Ordine vale esattamente il contrario. Essi non "scelgono" alcuna professione, non credono di saper giudicare le proprie doti meglio dei maestri; entro i limiti della gerarchia si lasciano porre nel posto e assegnare alla funzione che i superiori scelgono per loro, semprechè non avvenga il contrario e non siano le qualità, le doti e i difetti degli allievi a imporre ai maestri di assegnarli a un posto o ad un altro. Ora, in mezzo a questa apparente mancanza di libertà, ogni eletto gode, dopo i primi corsi, la più vasta libertà che si possa immaginare. Mentre l'uomo delle professioni "libere" deve sottoporsi, per il suo perfezionamento, a un corso rigido e ristretto con severi esami, la libertà dell'eletto, non appena incomincia la sua autonomia, arriva al punto che parecchi dedicano tutta la vita per propria scelta agli studi più remoti e talvolta quasi pazzi, e nessuno li disturba, purchè non vi sia degenerazione nei loro costumi. Chi è adatto a fare il maestro viene impiegato come maestro, chi ha attitudini a far l'educatore diventa educatore, il traduttore traduttore, ognuno trova quasi da sè il posto nel quale può servire e nel servire essere libero. Inoltre è sottratto per tutta la vita a quella "libertà" della professione che è una così spaventosa schiavitù. Egli non sa che cosa sia la ricerca del denaro, della gloria, del posto nella società, non conosce partiti nè dissidi fra la persona e l'ufficio, fra cose private e cose pubbliche, non dipende dal successo. Tu vedi dunque, figlio mio, che, quando si parla di libere professioni, questo "libere" va inteso in tono alquanto burlesco >>.

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(pag. 82)

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<< Per essere bravi a tutto e non far torto a nulla, non occorre certamente un meno di slancio, di calore, di energia psichica, ma un più. Quella che tu chiami passione non è energia psichica, bensì attrito fra l'anima e il mondo esterno. Dove la passionalità è dominante non vi è un più di desiderio e di aspirazione, ma essa è diretta a una meta falsa e isolata, donde la tensione e la pesantezza dell'atmosfera. Chi dirige la suprema energia del desiderio verso il centro, verso il vero essere, verso la perfezione, appare più calmo dell'appassionato perchè sempre si vede la fiamma del suo ardore, perchè ad esempio nel disputare non grida e non agita le braccia. Io però ti dico: egli deve infuocarsi e ardere! >>

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<< La verità esiste, mio caro, ma non esiste la dottrina che tu desideri, la dottrina assoluta, perfetta, che sola dà la saggezza. E tu, amico, non devi neanche desiderare una dottrina perfetta, bensì il perfezionamento di te stesso. La divinità è in te, non nei concetti e nei libri. La verità si vive, non s'insegna. Preparati a combattere, Josef Knecht, vedo che la lotta è già incominciata >>.

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WALDZELL
Estratto da
Hesse H. (1943).
Das Glasperlenspiel. Zürich: Fretz und Wasmuth Verlag
(Trad. it. Ervino Pocar. Il giuoco delle perle di vetro. Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1955)



(pag. 103)
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..... proprio quando ci si trova in difficoltà per aver abbandonato la strada giusta e quando più sarebbe necessaria una rettifica, proprio allora si è meno disposti a ritornare sulla via normale e a cercare la normale rettifica. .....

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(pag. 105)

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..... quanto più pretendiamo da noi o quanto più il nostro compito pretende da noi di volta in volta, tanto più dobbiamo fare assegnamento su quella fonte di energia che è la meditazione, sul sempre rinnovato accordo dello spirito e dell'anima. E quanto più intensamente ..... un compito ci tiene occupati e ora ci sprona e inalza, ora ci stanca e deprime, con tanto maggior facilità trascuriamo questa fonte, come chi si accanisce in un lavoro mentale è incline a trascurare il corpo. I veri grandi della storia universale o sapevano meditare o conoscevano, sia pure inconsapevolmente, la via per giungere là dove ci porta la meditazione. Gli altri uomini, anche i più intelligenti e robusti, hanno finito col naufragare e soccombere perchè il loro compito o il loro sogno ambizioso era giunto a dominarli e li ossessionava a tal punto da renderli incapaci di staccarsi dall'attualità. .....

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ANNI DI STUDIO
Estratto da
Hesse H. (1943).
Das Glasperlenspiel. Zürich: Fretz und Wasmuth Verlag
(Trad. it. Ervino Pocar. Il giuoco delle perle di vetro. Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1955)



(pagg. 120-121)
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..... Ogni passaggio dal maggiore al minore in una sonata, ogni trasformazione di un mito o di un culto, ogni classica definizione artistica non è, a quanto appresi nel baleno di quell'istante, se considerata attraverso un'autentica meditazione, nient'altro che una via diretta al nocciolo del mistero universale, dove nell'andare e venire fra inspirazione ed espirazione, fra cielo e terra, fra Yin e Yang, la santità si compie perennemente. .....

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(pagg. 123-124)

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..... Chi avesse vissuto fino in fondo, dentro di sè, il significato del Giuoco, non sarebbe più un vero e proprio giocatore, non starebbe più nel molteplice nè sarebbe capace di gioire delle invenzioni, delle costruzioni e combinazioni, dato che conoscerebbe un piacere e una gioia tutti diversi. .....

..... Un Maestro o insegnante del Giuoco, che in primo luogo si preoccupasse di sapere se sia abbastanza vicino all'intimo significato, sarebbe un pessimo insegnante. ..... E' compito dell'insegnante e dell'erudito esplorare i mezzi e coltivare la tradizione, mantenere puri i metodi, anzichè suscitare e accelerare quelle ineffabili esperienze che sono riservate agli eletti - i quali sono spesso anzi gli sconfitti e le vittime.

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DUE ORDINI
Estratto da
Hesse H. (1943).
Das Glasperlenspiel. Zürich: Fretz und Wasmuth Verlag
(Trad. it. Ervino Pocar. Il giuoco delle perle di vetro. Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1955)



(pag. 152)
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..... la storia universale non aspira, tutto sommato, a ciò che è desiderabile, bello e ragionevole, ma tutt'al più lo tollera come eccezione .....

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I DUE POLI
Estratto da
Hesse H. (1943).
Das Glasperlenspiel. Zürich: Fretz und Wasmuth Verlag
(Trad. it. Ervino Pocar. Il giuoco delle perle di vetro. Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1955)



(pagg. 286-287)
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..... la storia era una cosa brutta, volgare e diabolica, schifosa a un tempo e molesta: ed egli non capiva come si potesse occuparsene. Il suo contenuto, infatti, è soltanto l'egoismo umano, la sempre uguale lotta per il potere materiale, bruto, bestiale, per una cosa dunque che non esiste nella mente dei castalii o almeno non vi ha il minimo valore. La storia universale è l'eterno racconto, privo di spirito e d'interesse, delle violenze usate dai più forti ai più deboli, e chi voglia mettere in rapporto o addirittura spiegare la storia vera e reale, la storia dello spirito fuori del tempo, con le stupide baruffe, antiche quanto il mondo, degli ambiziosi per la conquista del potere e del posto al sole, commette un tradimento contro lo spirito ..... Knecht, che ci si divertiva, domandò se la storia dello spirito, della civiltà, delle arti, non fosse storia anch'essa e non fosse collegata col resto della storia. << No >> esclamò l'amico con forza. << Nego appunto questo. La storia universale è una gara di corsa nel tempo, una corsa al guadagno, al potere, ai tesori: si tratta sempre di vedere chi abbia abbastanza forza, fortuna o volgarità per approfottare del momento. Il fatto spirituale, culturale, artistico è invece il contrario, è sempre un'evasione dall'asservimento al tempo, un passaggio dell'uomo dal fango degli istinti e della pigrizia su un altro piano, fuori del tempo, su un piano divino, assolutamente privo di storia e antistorico.>> ..... le opere più perfette sono quelle che non rivelano niente della lotta e delle battaglie che le hanno precedute. .....

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UN COLLOQUIO
Estratto da
Hesse H. (1943).
Das Glasperlenspiel. Zürich: Fretz und Wasmuth Verlag
(Trad. it. Ervino Pocar. Il giuoco delle perle di vetro. Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1955)



(pagg. 326-329)
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..... La profondità del mondo e dei suoi misteri non è dove stanno le nuvole e il buio, ma nel cielo chiaro e sereno. .....

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..... vera serenità del cielo e dello spirito ..... Per me e per tanti altri la meta suprema e più nobile consiste nel raggiungere questa serenità. ..... Non è frivolezza nè compiacimento di sè, ma suprema conoscenza e supremo amore, è affermazione di ogni realtà, è veglia sull'orlo di tutti gli abissi, è una virtù dei santi e dei cavalieri, è indistruttibile e non fa che accrescersi con l'età e con l'approssimarsi della morte. E' il segreto del bello e la vera e propria sostanza di ogni arte. Il poeta, che col ritmo danzante dei versi esalta la magnificenza e l'orrore della vita, e il musicista che li fa risuonare come pura presenza, sono coloro che portano la luce, che aumentano la gioia e la chiarità del mondo, anche se prima ci conducono attraverso lagrime e tensioni dolorose. Il poeta che ci delizia coi versi può anche essere triste e solitario, il musicista sognatore e malinconico, ma anche in questo caso la loro opera partecipa della serenità degli dei e delle stelle. Ciò che essi ci danno non è più la loro tenebra, la loro sofferenza o angoscia, ma è una goccia di luce pura, di eterna serenità. Se anche interi popoli e linguaggi cercano di attingere le profondità del mondo attraverso i miti, le cosmogonie, le religioni, la meta ultima e suprema che possono raggiungere è questa serenità. .....

..... L'erudizione non è stata sempre e dovunque serena, anche se dovrebbe esserlo. ..... Il nostro Giuoco delle perle di vetro assomma in sè i tre principi: scienza, venerazione del bello e meditazione, di modo che un autentico giocatore di perle dovrebbe essere impregnato di serenità come un frutto maturo del suo dolce succo, e anzitutto dovrebbe avere in sè la serenità della musica, la quale non è altro che coraggio, passo sereno e danza sorridente attraverso gli orrori e le fiamme del mondo, festosa offerta d'un sacrificio. .....

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IL MAGO DELLA PIOGGIA
Estratto da
Hesse H. (1943).
Das Glasperlenspiel. Zürich: Fretz und Wasmuth Verlag
(Trad. it. Ervino Pocar. Il giuoco delle perle di vetro. Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1955)



(pagg. 490-491)
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..... Aveva anche fatto l'esperienza che gli uomini intelligenti suscitano presso gli altri una specie singolare di scandalo e disgusto, che sono bensì stimati da lontano e richiesti in caso di bisogno, ma nessuno li ama o li considera come suoi pari, mentre invece cerca di scansarli. Aveva anche imparato che i malati e gli infelici accettano molto più volentieri formule magiche, tradizionali o inventate, che consigli ragionevoli; aveva visto che l'uomo preferisce accettare disagi e penitenze esteriori, anzichè mutarsi intimamente o soltanto fare un esame di coscienza, e che è più proclive ad aver fede nella magia che nella ragione, nelle formule che nell'esperienza: tutte cose che nelle migliaia d'anni passate da allora non sono probabilmente mutate quanto asseriscono certi libri di storia. Averva però imparato che l'uomo intelligente e studioso non deve perdere l'amore, deve andare incontro senza superbia ai desideri e alle stoltezze degli uomini, ma senza lasciarsene dominare, che dal savio al ciarlatano, dal sacerdote all'imbroglione, dal fratello soccorrevole allo sfruttatore parassita non c'è che un passo e che la gente preferisce in fondo pagare un furfante, lasciarsi gabbare da un ciurmatore invece che accettare un aiuto gratuito e disinteressato. Gli uomini non amano pagare con affetto e fiducia, ma piuttosto con merce e denaro. Ingannano i propri simili e aspettano di essere ingannati a loro volta. Bisogna imparare a vedere nell'uomo un essere debole, egoista e vile e bisogna intuire quanto anche noi partecipiamo di queste brutte qualità e inclinazioni, non senza però credere e nutrire la nostra mente della convinzione che l'uomo è anche spirito e amore ed è capace di reagire agli istinti e di nobilitarli. .....

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Immagini pubblicate in questo sito © Jeannette Rütsche - Sperya, Milano
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