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LA SUBLIMAZIONE
Estratto da
Enriquez E. Idealizzazione, Sublimazione. In J. Barus-Michel, E. Enriquez & A. Lévy (a cura di, 2005). Dizionario di Psicosociologia. (pp. 141-145). Milano: Raffaello Cortina Editore.
(pagg. 143-145)
La sublimazione appare come un'attività di spiritualizzazione. ..... La sublimazione andrebbe nel senso di una "estetizzazione" della vita e del mondo vissuto, tenderebbe a creare un universo del pensiero, della bellezza, della bontà, della giustizia. Sublimare sarebbe, pertanto, strapparsi, non soltanto, al proprio corpo e ai propri bisogni di affiliazione ma tentare di uscire dalla quotidianità, dalla ripetitività e, come si dice, dal "terra terra". Segnalerebbe la parte del divino nell'uomo e il suo desiderio di elevarsi al di sopra delle basse e banali contingenze della vita. .....
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..... Il poeta attualmente (a differenza di quanto accadeva nella Grecia antica o nella Francia occupata dai tedeschi) è poco richiesto; il musicista contemporaneo è considerato spesso come un fabbricante di suoni senza significato e il pittore è visto come un "imbrattatore" che non ha mai imparato a disegnare. Le loro attività, dunque, sono poco valorizzate socialmente. Senza di loro, però, il mondo sarebbe monotono, ritmato soltanto da trasmissioni televisive di varietà che regolarmente suscitano risate contagiose e riscuotono intensi applausi a comando! E' necessario sottolineare che tutti coloro che tentano di creare un'opera, anche se non espressamente su richiesta, sebbene non incontrino (subito) il favore del pubblico, producono delle attività sublimate che sono spesso di ottima fattura, migliori di quelle che sono attese con impazienza. L'attività di creazione intellettuale è soddisfacente in se stessa , è corroborata dalla forza della libido sostenuta dalla carica emotiva. E', per certi aspetti, una sorta di orgasmo, con le sue caratteristiche piacevoli e deprimenti. Non ha fini poichè mira a colmare un vuoto dolorosamente sofferto, quello cioè che è provocato dall'impossibilità di trovare una risposta adeguata alla problematica delle origini e, in seguito, dalla semplicità e dal carattere angosciante della risposta. E' una lotta continua contro la depressione: esprime la possibilità di diventare essa stessa in grado di creare un corpo autonomo (senza aver bisogno della mediazione di un altro, per cui ogni processo creativo rasenta costantemente la paranoia) e manifesta l'impossibilità di essere totalmente felici per un figlio che non è mai così meraviglioso come si era immaginato. Chi crea vive sempre con una spina nel fianco, deve sempre superarsi. Coloro che vivono intorno a lui, nel suo tempo possono tributargli riconoscimenti ma possono anche considerarlo con indifferenza e tenerlo ai margini. Per lui non è essenziale, perchè ha le sue convinzioni, non ha bisogno di riconoscimenti, anche se li aspetta, li spera sempre.
L'uomo che sublima ama il pensiero in quanto tale ed è alla ricerca della verità. Pensa in modo appassionato, lavora a partire dalle domande più angoscianti dell'esperienza umana, vuole scoprire tutto, ribaltare tutto ed è pronto a pagarne il prezzo: quello di vivere sempre tra sofferenza e gioia, tra dolore e piacere, sapendo che non raggiungerà mai la pienezza e che lo stabilirsi nella certezza gli è precluso. .....
..... Un certo ripiegamento identitario sulla sublimazione è senz'altro frequente, perchè riconoscere gli altri e la loro influenza è difficile: non può esserci sublimazione senza un certo grado di sicurezza narcisistica. E' necessario sentirsi forti o, più esattamente, saper lottare contro la propria debolezza e le proprie fragilità per poter sublimare, soprattutto quando il proprio lavoro non è apprezzato o addirittura suscita lo scherno dei contemporanei. .....